di Denise Carniel

Giornalista

PICCOLI E GRANDI ACCORGIMENTI

PER ESSEERE INDIPENDENTI IN CASA

Ogni sera accende la musica e si affaccia alla finestra. Quando fa troppo freddo resta al riparo dietro i vetri che la proteggono dall’aria gelida. Appena arriva la primavera, invece, spalanca tutto e appoggia i gomiti sul davanzale cercando di non far cadere i gerani. Vive al primo piano di un palazzo nella periferia di una città qualsiasi.

una signorina di ottant’anni che non sa accendere la tv.
Credo che tutti conosciamo una
come lei, che magari ci arriva davanti con il telecomando in mano e le lacrime agli occhi: “non so che cosa ho combinato, puoi venire a rimettermi Canale 5?” Allora si risolve il mistero e si prova a spiegargli cosa non deve fare per non ritrovarsi più in quella situazione, ma lei non ascolta mai. Ha bisogno di persone che lei prende per angeli, e la sicurezza della sua casa attorno al cuore.

È molto sola e forse anche un po’ sorda perché tiene sempre il volume altissimo. Cucina bene, o almeno credo, perché chi è “diversamente giovane” si ricorda sempre come fare la pasta al pomodoro più buona del mondo. Sopra di lei, invece, vive un signorino di settantotto anni. Lui canta sempre. Quando non canta, fischia. Quando non fischia, ride. Canta canzoni inglesi delle quali si inventa le parole, canta quando è da solo ma anche quando c’è la donna delle pulizie.

Quando si incontrano sulle scale abbassano entrambi la testa e borbottano qualcosa che assomiglia a un saluto. Sono un po’ timidi. Si resta timidi anche da grandi, ma forse per due occhi azzurri come il mare certe mattine di fine agosto, però, si possono fare delle eccezioni. Così qualche sera fa lui ha sceso le scale. Davanti alla porta del piano di sotto si è fermato. E ha detto questa cosa qui:”una sera potremmo andare in quel posto all’angolo, se vuole” e lei ha spento la tv e ha detto sì.

Ed certo punto lei aveva iniziato a chiamarlo “topo”, che secondo me era un ottimo segno. Ed hanno iniziato a volersi bene. Non so come accada l’amore maturo, Sembra si vogliano parecchio bene. Ogni sera lui le suona alla porta e chiacchierano per almeno dieci minuti. Lei ogni tanto prova a avvicinarlo per prestargli l’ombrello. Lui ogni tanto fa il sicuro di se (nonostante l’andatura un po’ sbilenca) per regalarle un sorriso. Lei lo ringrazia “Grazie, eh. Davvero. Grazie” e lui altrettanto, le chiede scusa, chissà perché “scusa per il disturbo, scusa per l’ora, scusa…stavi mangiando?”

VIVONO LA LORO CASA SENZA PAURA, RIGOROSAMENTE ACCANTO. 

Vivono la loro casa senza paura, rigorosamente accanto. Credo però che abbiano deciso (senza mettersi d’accordo) di diventare amici. In fondo è vero che certe solitudini si riconoscono. Certo, chi trova un amico è parecchio fortunato, ma magari loro per un attimo ci avevano creduto. Salgono e scendono le scale almeno quattro volte al giorno in cerca di qualcosa di più. O forse, magari, si stanno corteggiando. Come si faceva un tempo. Non hanno fretta. Giocano. Si fanno gli inchini quando s’incontrano. Lui chiude sempre le finestre dopo di lei, di sera. Come a dire “buonanotte, veglio su di te”. Magari è cosi. E la loro casa diventa il palcoscenico della tenerezza, ed anche della sicurezza di una felicità ancora da scrivere.


CONTROCORRENTE, CON IL SOLE. COSÌ SI TORNA ALLA VITA.

Ed allora cerchi meno scalini da salire e un montascale su cui sentirti regina o re, che lento ti aiuti ed essere comunque indipendente, un letto basso, morbido, ed ergonomico (in cui ti sia permesso di regolarne ogni aspetto) dentro cui sognare e dormire bene, cerchi una cucina piena di ausili che ti permettano di far tutto autonomamente (dai fuochi regolabili, ai vari elettrodomestici a misura di qualsiasi esigenza delle tue mani vissute), poi togli tappeti da ogni corridoio di casa ed ami alla follia superfici antisdrucciolo per non cadere, poi la tua poltrona preferita di

venta quella con l’alzata assistita senza se e senza ma; parlando del bagno poi, sai di doverti affidare a maniglioni in ogni dove e, al posto della vasca da bagno scegli una più performante doccia con il termostato integrato per far si che l’acqua sia sempre in temperatura, e poi sai che persino nell’igiene quotidiana diventa fondamentale poter contare su di un lavabo, porta asciugamano, sedie e varie scansie che siano a portata di mano in modo da poter godere di un momento piacevole senza sforzo. Piccoli grandi accorgimenti. Tutto questo per poter essere indipendente, per poter contare su una propria autodeterminazione, perché non importa l’età anagrafica, quando la tua casa è il tuo nido e il tuo rifugio, l’abitare diventa una piacevole esperienza fuori dal tempo. Certo, ogni stagione della vita ha le sue necessità ed è per questo che le pareti di casa devono poter rispecchiare l’idea che ogni elemento al suo interno possa essere modulabile, perché chi vi abita deve essere al centro di ogni pensiero: la cura, la dedizione al dettaglio, la costruzione, debbono poter essere flessibili, per contenere un più ampio spettro di confort, soddisfazione a 360 gradi, quando l’attenzione per l’anziano è un valore aggiunto.

La terza età è un momento in cui si debbono poter costruire ricordi belli in maniera particolare: ogni istante vale oro ed è da considerarsi primario l’avere una casa efficiente ed efficace: che diventi un ambiente propositivo per accogliere la lentezza del quotidiano col sorriso, pieni del calore di amicizie di lungo corso, per godersi il tempo libero. Una casa in grado di rendere più sereni. Senza rischi.

In questo senso la tecnologia (domotica e simili) sta facendo passi da gigante, diventando persino un buon antidoto contro le paure: essa ci permette di avere dei sistemi di allarme sia dal punto di vista medico che dal punto di vista prettamente anti effrazione notevoli, e in entrambi i casi, la casa diventa nostra alleata: sono molti, soprattutto negli ultimi anni, gli strumenti che è possibile avere, per far si che un cuore che ha tanto visto e tanto vissuto non abbia la tachicardia.

La casa diventa un viaggio da fermi che parla di noi, se si mette a servizio di ciò che per noi ha valore: se ci permette di sentirci liberi, di sentirci capaci nonostante le mille limitazioni di un’età che avanza o di una salute che scricchiola, se ci permette di sentirci ancora protagonisti, e mette l’accento su ciò che ancora c’è e non su quello che ci manca. Perché ogni aspetto studiato ad hoc, parli intensamente di futuro e di speranza. La casa come mappa di ciò che siamo, che parli di quando ci siamo ritrovati o perduti, di quanto è denso il nostro vivere, il nostro esistere, come un viaggio nella bellezza dei sentimenti buoni e un riadattarsi ai nostri grandi dolori, casa è ricostruzione, ristrutturazione di noi attraverso dove decidiamo di rimanere È vertigine di gioia, è un affidarsi al destino sapendo di avere gli strumenti giusti, perché ha i “non confini” di quando siamo stati felici: la casa come inizio di capitolo che con i capelli d’argento, non finisce mai.

La casa da ultimo “insegna” quando è al servizio di un cuore antico, che si può essere una presenza silenziosa ma consistente: che uno spazio piccolo può sembrare sempre in disparte, ma c’è, granitico e presente, per tutti. Perché non c’è niente di più bello che passare del tempo in festa, con un tetto sopra la testa: si, quando una casa è veramente tale, contiene quel clima di famiglia e di accoglienza che si sogna da sempre. Non a caso gli occhi dei muri cui viviamo sono stati i primi a insegnarci che l’emozione non ha voce, ma può avere lacrime, ci hanno dato spazio dal mondo, insegnandoci che non ci dev’essere attaccamento alle cose, ma alle persone: che si deve lottare fino alla fine per rimettersi in piedi, per rimanere accanto a chi si ama. Perché amare significa esserci: e il resto non conta. E la casa ne è segnale e segno.

Casa è abbraccio, emozione, e quando è parte di un progetto che punta al benessere di chi ci abita, non muore mai. Perché prende forza da ogni momento, rendendolo fotogramma di meraviglia.

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