cucina ad angolo verde salvia

Architetto Christian Rivola, fondatore e direttore di atelier ribo+

DAL QUARTIERE ALLA CHAISE LONGUE

L’architetto Christian Rivola racconta il progetto che ha visto atelier ribo+ protagonista della riqualificazione dell’area ex arsenale alle porte della città di Bulle, trasformandola in un quartiere residenziale e un moderno centro commerciale sorto dal riadattamento di un progetto architettonico del 1939, dando nuova vita a spazi che erano appartenuti alla storia.

Il lavoro del progettista deve fondersi con la capacità di visione dell’architetto per riuscire a illuminare un singolo oggetto o un dettaglio secondario e al contempo inserirli in un contesto macroscopico: un territorio, una città, un pianeta. Era questo ciò che intendeva l’architetto e teorico dell’architettura Ernesto N. Rogers quando, agli inizi degli anni Cinquanta, coniò lo slogan “Dal Cucchiaio alla Città” per esemplificare quella che dovrebbe essere l’attitudine di chi si occupa di architettura e design.

Fedele a questo approccio, l’atelier ribo+ di Cadenazzo, guidato dall’architetto Christian Rivola, è impegnato da alcuni anni in un grande progetto di riqualificazione a Bulle, comune di circa 23’000 abitanti nel Canton Friburgo, in un’etica che potemmo definire “dal divano al quartiere”. L’obiettivo di un investitore privato, grazie al supporto di Urban Project SA di Ginevra, era di trasformare l’area dell’ex arsenale, in un’area poco distante dal centro cittadino, in un nuovo quartiere residenziale dotato di servizi, di spazi di socializzazione e di elevata qualità della vita. L’atelier ribo+, in consorzio con altri studi di architettura, ha inizialmente collaborato alla definizione del masterplan del progetto, denominato “Jardins de la Pâla”, ed è poi passato sia alla progettazione del nuovo hotel, sia alla riattivazione della Halle Landi, sia alla definizione degli spazi e alla cura dell’arredamento dell’attico di uno degli investitori.

IL QUARTIERE

L’atelier è stato impegnato sia con il settore di architetture che con quello di paesaggi. Si è così offerto un approccio integrato che garantisse una comune visione estetica, un’evoluzione dello stesso stile sia per gli interventi negli spazi comuni all’aperto, come i percorsi verdi che trasformano l’area in un grande parco- giardino, sia nel design degli ambienti indoor che uniscono la qualità svizzera alla creatività latina. I giardini, come dice il nome stesso del quartiere, caratterizzano l’intervento di riconversione. Le residenze si immergono in 40’000 m² di parco semipubblico caratterizzato da camminamenti sinuosi e angoli verdi di tranquillità. Aree a prato lasciate libere per il gioco si alternano a spazi più costruiti, come un giardino roccioso che diventa bacino di ritenzione per la gestione dell’acqua piovana, un frutteto pubblico con sedute all’ombra dei meli selvatici o degli spot di ispirazione orientale. La Voie Verte, asse centrale della mobilità lenta comunale, attraversa il quartiere e permette di viverlo in sinergia con la città. Le costruzioni dei Jardins de la Pâla si differenziano secondo la loro collocazione. Il fronte strada sulla Rue de Vevey è compatto, ben strutturato, dai colori sgargianti che ricordano il mercato del giovedì nella Grande Rue nel centro città e con un piano terra dedicato alle attività commerciali a servizio di quartiere e dintorni. Gli edifici centrali sono più eterei, diffusi nel parco, quasi a volersi mimetizzare con esso. Le facciate rimandano agli elementi naturali della regione Gruyère.

HALLE LANDI

Punto d’incontro e di riferimento per l’intero quartiere, cuore pulsante della vita locale e iconico elemento architettonico è l’Halle Landi. Si tratta di un padiglione dell’Esposizione Nazionale svoltasi a Zurigo nel 1939 e progettato dall’architetto Hans Hoffman. Il suo nome deriva dal termine tedesco per designare la manifestazione dell’Esposizione Nazionale, Schweizerische Landesausstellung, che è stata abbreviata in modo popolare con “Landi”. L’architettura della struttura è realizzata in acciaio e rivestita con coperture traslucide. Nel 1941, dopo l’Esposizione, fu rimontato a Kehrsatz, nel cantone di Berna, e utilizzato come sala di ginnastica e come deposito per il fieno. La copertura traslucida fu sostituita dal fibrocemento marrone, che copriva anche le due facciate corte. La sala fu poi smontata e rimontata a Bulle nel 1995 quale deposito per l’arsenale militare. La nuova cupola fu realizzata in alluminio ondulato e vetro. Qualche anno dopo, la struttura venne abbandonata e non fu più utilizzata, sino a quando, nel 2014, decise di investire nell’area. Ora, la visione di atelier ribo+, cui Urban Project ha affidato l’intervento di ri-attivazione del padiglione, l’ha trasformato in uno spazio commerciale ma con la volontà di rispettarne il valore storico e strutturale. Il mantenimento delle linee e della copertura esterne è stato compensato dall’innovazione di uno spazio commerciale luminoso, con particolare attenzione anche all’acustica e alla ventilazione.

L’ATTICO E L’HOTEL

Con l’ottica di fondere la visione urbanistica “macro” a quella di interior design “micro”, l’atelier ribo+ si è occupato anche di curare l’allestimento dell’Attico Toffel: la residenza di maggior prestigio dell’intero quartiere. Si tratta di un esempio di arredamento in cui le linee minimal, precise e razionaliste, che contraddistinguono l’architettura elvetica, si fondono con il gusto per i dettagli, la qualità dei materiali, l’eleganza delle texture e gli abbinamenti cromatici della creatività italiana. Lo stesso approccio che si ritrova nella scelta degli arredamenti pensati per l’hotel ospitato all’interno del quartiere. Anche in questo caso funzionalità e stile hanno trovato un punto di equilibrio in grado di accogliere l’ospite in un ambiente contemporaneo e allo stesso tempo classico, inteso come sempre attuale e al di fuori delle mode contingenti. A Bulle, l’erba e i prati fioriti della Gruyère sono tornati a profumare, non solo in mezzo ai pascoli ma anche tra le vie del quartiere. La forma del grande capannone dell’arsenale non ospita più mezzi militari, ma è ugualmente sopravvissuta. Non è però un ritorno al passato. I Jardins de la Pâla testimoniano come i luoghi possono riattivarsi, trovare nuove funzionalità e destinazioni, continuando a custodire il ricordo di ciò che furono, delle comunità che vi nacquero. Architettura e paesaggio, società ed economia, tradizione e innovazione. Perché per vedere l’oltre di un luogo, occorre saper scendere nel cuore profondo della vita.

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