Lara Montagna Lara Montagna

Lara Montagna

Ogni volta che qualcuno mi chiede: com’è casa tua? A me viene spontaneo rispondere che è come una gigantesca cuccia: tutto è stato scelto, collocato e organizzato in funzione delle necessità di chi, in questa casa, si muove su quattro zampe…

Con il sorriso sulle labbra e una risata allegra, Lara Montagna, conduttrice de “La casa degli animali” e “L’ora della terra” per la prima rete radiofonica della RSI, ci accoglie a casa sua, fra i guaiti e gli scodinzolii dei suoi amati coinquilini: Derek e Shortie.

«Scherzi a parte: il fatto che per entrare nel mio appartamento si debba scendere le scale invece di salirle, la penombra che regna in alcune stanze e l’assoluta tranquillità che si respira in questi spazi affacciati sul mio piccolo giardino, rendono questa casa molto simile a quella nicchia protetta, a quello spazio sicuro che qualsiasi essere vivente, per natura e per istinto, cerca per costruirsi la propria tana».

Un angolo appartato in cui gli amici a quattro zampe di Lara «stanno bene e, di riflesso, sto bene anch’io»; un luogo privilegiato in cui il flusso frenetico e irregolare della vita quotidiana di una conduttrice radiofonica entra in “pausa” e la padrona di casa può ritrovare la calma necessaria a ricaricarsi e cibarsi di nuove idee.

In apertura: Lara Montagna insieme ai suoi amati amici a quattro zampe, Derek e Shortie.
Qui sopra: l’abitazione di Lara a Vezia.

Con il microfono sempre teso a raccogliere storie

«Entrambi i miei programmi radiofonici vanno in onda nel fine settimana: questo fa sì che, dopo delle settimane dai ritmi piuttosto irregolari – in cui si alternano registrazioni, reportages, interviste e montaggi, senza che vi sia una vera e propria “routine” a scandirne i ritmi – io non abbia mai dei weekend normali, e che debba quindi sforzarmi di ritagliare del tempo da dedicare allo svago e al riposo nel corso di quella che per tutti gli altri è la classica settimana lavorativa. A volte non è facile riuscire a stabilire questo confine, specialmente quando il lunedì è il tuo giorno libero ma tutto il resto del mondo non lo sa…

La passione per questo lavoro, però, è così tanta da far sembrare questi piccoli “svantaggi” un nonnulla, in confronto a all’emozione che provo quando sono in onda» racconta Lara con gli occhi che brillano. L’amore per la radio, il desiderio di raccogliere storie, pensieri e curiosità sulla realtà che la circonda per diffonderli, farli conoscere e ascoltare a quante più persone possibile sono da sempre, infatti, il suo grande sogno.

«Fin da quanto avevo diciott’anni e ho iniziato a fare radio quasi per caso sognavo di avere, da grande, un programma tutto mio in cui parlare di animali. Vent’anni dopo eccomi qui, con la mia “casa degli animali” su Rete Uno», racconta Lara. «Da allora sicuramente il mio modo di fare giornalismo è cambiato, si è evoluto, ma il presupposto da cui muove questa passione penso sia rimasto intatto: ho sempre creduto che un giornalista radiofonico debba considerarsi come un “tramite” fra le persone incredibili che ha la fortuna e il privilegio di incontrare e intervistare e il grande pubblico. Il microfono che allunga al suo ospite è, e deve sempre essere, il “microfono di tutti”». Un legame profondo unisce Lara Montagna alla sua professione, a quel «bagaglio senza capienza massima», come lo definiva in un post pubblicato sul suo profilo Facebook lo scorso 10 agosto, fatto di «dettagli, punti di vista, frasi impresse nella memoria di un piccolo registratore portatile. Suoni colori e immagini che aumentano con il passare dei giorni e degli anni» e che lei non si stanca mai di raccogliere, “fissare su nastro” e diffondere.

Il salotto di Casa Montagna è illuminato da fotografie, quadri e ricordi che testimoniano delle avventure vissute dalla conduttrice.

In simbiosi

«Quando fai un lavoro che è la tua più grande passione, separare la vita privata dalla vita lavorativa è molto difficile… Non nascondo che a volte mi trovo a invidiare chi fa un lavoro “tradizionale”, dalle otto alle cinque, e poi stacca. È un’invidia che dura pochi attimi, però: amo la radio, fa parte di me e non potrei immaginare di farne a meno». Un rapporto quasi simbiotico, che fa sì che Lara non possa immaginare di andare da nessuna parte senza il suo registratore in tasca, né di scegliere la meta di un viaggio senza che nella sua mente comincino a prendere forma i potenziali reportages che potrebbe riportarsi a casa.

«A parte qualche spezia e qualche prelibatezza locale, l’unico souvenir che amo portare a casa dai miei viaggi – che siano questi esotici, con la mia amata Africa in testa, o “a chilometro zero”, come le tante spedizioni sulle nostre montagne – sono delle registrazioni. È come se il mio microfono fosse una naturale estensione del mio braccio – se accetti me, accetti anche lui», racconta Lara.

«Se ci si premura di entrare nella realtà che si desidera raccontare “in punta di piedi”, mostrando rispetto e passione per il lavoro di chi ci sta di fronte, il microfono smette di essere un oggetto “indiscreto”, e diventa una fantastica opportunità di aprirsi verso un altro mondo»

L’intensità delle esperienze e degli incontri vissuti da Lara Montagna durante il suo lavoro, quelle interviste che sono «un regalo che scarti subito, ma ti rimane addosso per l’eternità», unite alla difficoltà di scindere impegni lavorativi e vita privata, fanno sì che,una volta fatto ritorno “nella cuccia”, la conduttrice porti con sé un bagaglio di storie, di racconti e di idee estremamente ricco.

«La situazione attuale ha reso ancor più difficile evitare di dedicarsi al lavoro quando si sta a casa propria (le bellissime serate passate a lavorare fino a tardi in redazione, quando il resto della radio si svuota e tutti se ne vanno a casa, sono ormai un lontano ricordo…), ed è quindi inevitabile che io mi ritrovi seduta sul divano insieme a Derek e Shortie a montare interviste e organizzare puntate. Con il passare degli anni, però, mi rendo sempre più conto di quanto sia indispensabile per me, per riuscire trovare la creatività necessaria a produrre nuove idee, ritagliarmi dei momenti in cui staccare completamente».

Il processo creativo

L’importanza della casa come oasi appartata in cui prendere le distanze dalla frenesia della vita esterna per tornare a concentrarsi sui suoi animali e sul suo giardino appare ancor più rilevante alla luce del particolare processo creativo che caratterizza il lavoro di Lara Montagna.

«Quando mi trovo a riflettere su una nuova intervista, a immaginare un documentario o semplicemente a pianificare la puntata della settimana successiva, seguo un percorso che si ripete generalmente invariato: trovo l’idea, cerco di “metterla in pratica” raccogliendo i materiali che mi occorrono, monto i file audio e li preparo per la messa in onda, e poi arriva il picco di adrenalina dato dalla diretta radiofonica, dal dialogo con gli ospiti e soprattutto dal contatto con il pubblico.

Passato questo momento – sicuramente il più bello di tutti, il più intenso, e quello che dà maggiore “dipendenza” – sento il bisogno di svuotarmi completamente: torno a casa, trascorro del tempo con Derek e Shortie e non penso a niente. Solo così, ho notato, riesco a ritrovare l’ispirazione necessaria a far nascere nuove idee: più sto qui con loro e aspetto, più è probabile che arrivino; se mi ci incaponisco seduta alla scrivania, invece, vuoto totale!».

E proprio all’interno della sua «gigantesca cuccia», in questo luogo isolato e lontano da tutto e tutti («è importante, infatti, non fare l’errore di farci entrare troppe persone, per far sì che rimanga uno spazio soltanto nostro»), Lara riesce a recuperare il contatto con gli esseri viventi che maggiormente le appartengono: gli animali.

Gli animali come fonte di vita

«Fin da quando ero bambina ho sempre percepito un legame fortissimo e un senso di appartenenza profondo verso il mondo animale, cani e cavalli in testa. E oggi, a distanza di anni, ne ho la conferma: devo passare più tempo possibile della mia vita insieme a loro, altrimenti non mi sento bene, non sono produttiva e non riesco a dedicarmi come vorrei a tutto il resto».

Tutte le settimane, appuntamenti fissi per Lara Montagna – al pari di quelli lavorativi – sono quindi le lunghe ore di trekking con i suoi amati cavalli (momenti «terapeutici», di relax assoluto «che penso abbiamo su di me un effetto simile a quello della meditazione: quando sono in sella al mio cavallo non penso, sono e basta») e le serate trascorse ad ascoltare la radio insieme a Derek e a fare acrobazie insieme alla piccola Shortie (entusiasti di poter finalmente accogliere, al suo ritorno a casa, Lara nel loro regno).

Ad una prima occhiata, infatti, Casa Montagna sembra proprio il “regno degli animali”: dalle gigantesche cucce imbottite che troneggiano in salotto ai giocattoli di gomma da rosicchiare che spuntano da ogni angolo, fino alle infinite fotografie che li ritraggono appese alle pareti, Derek e Shortie sembrano essere i padroni assoluti di casa, quasi fossero loro ad ospitare Lara e non viceversa. Osservando con attenzione, però, si colgono una serie di elementi che lasciano trasparire nitidamente la personalità della loro padrona.

Una tela bianca su cui dipingere la propria storia

Scelto perché si adattava bene alle esigenze del suo primo cane («un levriero che veniva dal mondo delle corse e che non riusciva a fare le scale!»), il piccolo appartamento situato nel cuore di Vezia si è infatti presto modellato sulla (singolare) personalità di Lara Montagna.

«Quando sono qui, so di poter essere davvero me stessa, di non dover fingere in alcun modo; ecco perché mi permetto di fare scelte assurde come quella di non avere un tavolo da pranzo o delle sedie: non mi piacciono, non mi sono mai piaciuti, e allora perché averli?», racconta Lara ridendo.

Nei tredici anni in cui ci ha abitato, gli spazi di Casa Montagna sono stati la tela bianca sulla quale la conduttrice ha potuto dipingere la propria storia: «quella dietro la TV è la mia parete dei ricordi: ci sono appese fotografie dei miei cani, dei miei viaggi, delle scoperte magnifiche fatte nei paesaggi del nostro Ticino o i ricordi legati alle esperienze vissute in radio, come le mitiche maratone di “Ogni centesimo conta”».

Dalle immagini che illuminano le pareti alle pile di libri che accolgono il visitatore all’ingresso («romanzi, storie di animali e di natura che di tanto in tanto mi piace tornare a leggere»), alle piantine che colorano il giardino accanto alla statua in legno regalata a Lara da uno degli alpigiani che ha intervistato nel corso della sua carriera, fino alla bici da corsa di cui è tanto appassionata, ogni angolo riflette il carattere e gli interessi della nostra ospite.

«Se dovessi mostrarvi gli oggetti che più mi rappresentano in casa mia sceglierei da un lato la mia collezione di cuffie, che testimonia il mio legame con il mondo della radio; e dall’altro opterei senz’altro per l’uovo di Gertrude!», racconta Lara con un sorriso. «Un mio caro amico mi ha regalato per il mio compleanno questo uovo di struzzo, di cui ho poi parlato in una delle mie interviste. Lo trovo meraviglioso: quando vengono deposte, le uova di struzzo cadono da un’altezza non indifferente, eppure non si spezzano… è semplicemente incredibile».

Spia di una comunione profonda con il mondo animale, questo uovo è l’emblema dell’atteggiamento che ha permesso a Lara di conservare intatto, negli anni, quel luccichio che si intravvede nei suoi occhi ogni volta che parla di animali: essere sempre pronti a lasciarsi sorprendere, incuriosire e affascinare da quanto il mondo in cui viviamo ha da offrirci.

Lara Montagna e la sua bici

Migliorarsi, arricchirsi e mettersi in gioco: il vademecum di Lara Montagna

Una propensione ad accogliere il “nuovo” con entusiasmo e curiosità, sempre desiderosi di imparare e cimentarsi con nuove esperienze, che è stato la chiave del successo di Lara Montagna.

«Dopo diversi anni di “La casa degli animali” mi sono ritrovata a condurre “L’ora della terra”, storico programma della RSI, ideato e animato per anni da un giornalista straordinario e amatissimo come il mitico “Sciur Maestro” Angelo Frigerio. All’inizio non è stato un compito facile: se di animali e zoologia già ero abbastanza esperta, di orti, vegetazione, agricoltura e natura in generale ero digiuna. Ma non mi sono persa d’animo: ho raccolto la sfida e in men che non si dica mondi che prima mi erano estranei come quello degli alpeggi ticinesi, degli allevamenti e della produzione di formaggi sono diventati pane per i miei denti – in tutti i sensi!» racconta Lara osservando la fotografia che la ritrae in compagnia di Mauro Gendotti sullo sfondo dell’Alpe di Campolungo, uno dei luoghi che le sono più cari.

«Spesso va così: provo qualcosa di nuovo per caso o perché è il mio lavoro a chiedermi di farlo, e se mi appassiona e mi piace in un baleno diventa una parte irrinunciabile della mia vita». Proprio seguendo questo iter si è sviluppata in Lara la passione per la montagna, giunta – dopo documentari, libri sugli alpeggi, corsi da assaggiatrice di formaggi e transumanza con le mucche – fino al punto di spingerla a trasferirsi per un’intera estate, insieme ai suoi cani, in un paesino della Leventina, dove «mi sono sentita a casa mia proprio come quando sono “nella mia cuccia”».

Essere ospitale, sì; ma esserlo a modo suo

L’atteggiamento dinamico, la disponibilità a cambiare, a evolversi e, se necessario, addirittura a reinventarsi che caratterizzano la nostra ospite sono delle componenti imprescindibili per chi svolge un lavoro come il suo.

«Da diversi anni è in corso un processo di mutamento radicale nel modo di fare radio e di interagire con il pubblico. Tutto si muove sempre più verso un modello di “visual radio”, in cui la componente video interagirà in forma sempre più dinamica con quella sonora, rendendo i confini fra radio, TV e web più sfumati. 

Ai conduttori viene chiesto di essere pronti ad accogliere questo nuovo modo di dialogare con il pubblico, di vivere e far vivere in maniera vivace e accattivante quel “non-luogo” pieno di fascino che è la radio (un flusso di parole pronunciate in uno studio di registrazione che, in maniera quasi magica, raggiunge gli angoli più disparati della terra, dalle automobili ai negozi, dalle spiagge in riva al mare ai 1’500 m di altitudine di un alpe)», racconta Lara.

«Personalmente vivo bene questi cambiamenti, fanno parte del naturale evolversi delle cose e non mi dispiace aggiungere un pizzico di novità, di tanto in tanto. In sintesi: sono disposta a tutto, purché non mi venga sottratta la sensazione bellissima che procura l’essere in onda, il trovarsi in uno “spazio altro” soli e insieme “immersi nella folla” degli ascoltatori (il pubblico allegro e spensierato della domenica mattina, o quello assonnato e stanco di quando si va in onda di notte, raggiungendo degli ascoltatori immersi nel buio da uno studio illuminato a giorno…).

Per me questi momenti sono indispensabili». Se le frequenze radiofoniche sono quindi la dimensione in cui Lara Montagna “personaggio pubblico” entra in contatto con il mondo e interagisce con la gente, si comprende meglio come, di riflesso, la “grande cuccia” domestica debba assumere la forma di un luogo appartato e inaccessibile.

«Se confronto la mia casa e le mie abitudini con quelle di mia madre non mi definirei per niente una persona ospitale, anzi… Mi piace invitare i miei amici a cena, trascorrere qualche serata in compagnia, ma sempre a piccole dosi, e mai troppo a lungo».

Un apparente riserbo che, tuttavia, appare mitigato, una volta ancora, dal legame che unisce Lara al mondo animale: se pochi e selezionati “esseri umani” sono i benvenuti in Casa Montagna, quegli stessi spazi, quelle stesse stanze, infatti, si sono schiuse ad accogliere, nel corso degli anni, ben quattro cani e una famiglia di topi da laboratorio che una casa non l’avevano più e che, non fosse stato per lei, forse non l’avrebbero avuta mai.

Spazi in cui si è sviluppata un’ospitalità del tutto particolare che ha permesso alla conduttrice de “La casa degli animali” – si passi il gioco di parole – di trovare la dimora adatta ad ospitare sé stessa.

Foto Enrico Scaringi

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