Federica Volonterio

«Questo sì che a Lorena non è mai venuto in mente. Che, per ricostruirsi, ogni essere umano ha bisogno di trovare la propria oasi personale.
Un luogo che racchiuda la pace anelata in cui circondarsi delle cose
che ci rendono felici per isolarci in loro compagnia quando ne abbiamo bisogno. Una tana in cui andare in letargo, per quanto sia estate.
Una serra con un microclima perfetto per crescere, trasformarci e tornare forti»

Una serra con un microclima perfetto per crescere, trasformarci e tornare forti» (Vanessa Montfort, “Donne che comprano fiori”, Feltrinelli, 2017).».

Figlia di una libraia, divoratrice di romanzi e appassionata di scrittura, amante della chiacchiera e con la battuta sempre pronta, Federica Volonterio, in arte Orecchie a sventola, ci accoglie a casa sua.
«Qualche anno fa, quando – quasi per caso – mi sono trovata a fare capolino nel mondo dello spettacolo, della TV e dell’intrattenimento, mi è stato chiesto di girare dei brevi video con recensioni di libri e consigli di lettura destinati al giovane pubblico di Linea Rossa, programma di approfondimento per ragazzi prodotto dalla RSI.

Oggi, pensando ai lettori di TuttoCasa che si apprestano a immergersi in questo articolo, ho provato a fare lo stesso esperimento.

Scorrendo i volumi raccolti nella mia libreria non ho potuto fare a meno di soffermarmi su “Donne che comprano fiori” della scrittrice catalana Vanessa Monfort: uno dei romanzi che, secondo me, meglio mettono in luce quanto una casa possa significare all’interno della vita di una persona, quanto quell’”oasi personale”, quella “serra dal microclima perfetto” possa essere essenziale per ciascuno di noi. Un’oasi che, nella mia vita, si è incarnata in un luogo in particolare: la Casa sul fiume».

Sul tavolo del terrazzo i rami di Brando, l’amato bonsai di Federica, si fondono con lo sfondo verde del giardino.

La Casa sul fiume

All’indomani di un periodo complesso, segnato dall’abbandono di Milano (dov’era vissuta per più di dieci anni) e dal ritorno alla sua terra natale, la Svizzera Italiana, Federica Volonterio ha fatto un incontro del tutto inaspettato.

«Sono partita in fretta e furia da Milano portando con me soltanto pochi oggetti che mi erano più cari e lasciandomi alle spalle tutto quanto rappresentava una vita che non sentivo più mia.

A Lugano, quando mi sono messa alla ricerca di una nuova sistemazione, mi sono subito imbattuta in quella che avrei poi affettuosamente soprannominato la Casa sul fiume: un appartamentino affacciato sul Cassarate, un po’ stretto, scomodo e rumoroso, ma per me incredibilmente bello. Lì, fra quelle quattro mura, ho potuto finalmente iniziare a ricostruirmi».

A partire dall’arredo (che Federica si è trovata per la prima volta a scegliere interamente da sola, seguendo i suoi gusti e le sue inclinazioni, senza dover scendere a patti con quelli dei coinquilini che avevano accompagnato gli anni milanesi), l’appartamento di Viganello si è da subito rivelato uno spazio privilegiato, in cui ritrovare la propria identità. «Le case hanno sempre avuto grande importanza nella mia vita.

A partire da quella dei miei genitori, silenziosa e immersa nel verde, fino ai quattro appartamenti che si sono susseguiti nel mio periodo lombardo, ciascuna di esse ha svolto un ruolo centrale, scandendo e accompagnando le varie fasi del mio percorso esistenziale.

In un periodo duro come quello del ritorno a Lugano, il fatto di trovare ogni sera ad accogliermi uno spazio che fosse solo mio e che mi permettesse di sperimentare con l’arredo, giocare con oggetti e colori sentendomi profondamente rispecchiata da tutto quanto mi circondava, è stato assolutamente prezioso».

Terreno fertile per la creatività

Un processo di ‘costruzione e ricostruzione’ di sé che non ha investito solo la dimensione abitativa e domestica, ma si è tradotto anche in scelte professionali fortemente innovative. È stato proprio sul balconcino in ferro battuto della Casa sul fiume, infatti, che Federica Volonterio ha immaginato i primi testi che avrebbero popolato il suo blog.

Orecchie a sventola (titolo che volutamente gioca, con leggerezza, su una caratteristica fisica che, durante la sua infanzia, l’aveva fatta soffrire molto). «Ho sempre amato scrivere, dai sogni alle riflessioni, dalle lettere ai pensieri. Come recita la bio della mia pagina Instagram, “comunico per passione” da che io mi ricordi.

In quei mesi, immersa in quel particolare ambiente, ho sentito che era arrivato il momento che la mia scrittura diventasse davvero ‘comunicativa’, indirizzandosi a un pubblico ’esterno’. Volevo condividere quanto scrivevo per innescare un dialogo con chi avrebbe scelto di leggermi.

Da quel momento, quasi a cascata, sono nate una serie di opportunità incredibili e inaspettate», racconta Federica. Grazie al successo ottenuto con Orecchie a sventola, la blogger è presto approdata alla radio, come co-conduttrice di Tacco 12 (Rete Tre, RSI), sul web, con recensioni e contenuti video, e in TV, all’interno del talk show Borotalk (La 1, RSI).

Un bellissimo ricordo e il desiderio di ripartire

«Cinque anni dopo, con un centinaio di puntate in radio, due stagioni di Borotalk e infiniti sondaggi Instagram alle spalle, e – soprattutto – colma della felicità di una nuova storia d’amore, ho capito che era arrivato il momento di lasciare il mio nido», racconta Federica.

«Dopo l’esperienza del lockdown che, come immagino sia successo a molti, ci ha segnati molto, io e il mio compagno abbiamo scelto di lasciare le rispettive case per trovarne una tutta nostra, una casa da adulti, come la chiamiamo sempre scherzando.

Così, lo scorso settembre, siamo approdati nell’appartamento in cui vi accolgo oggi. Il percorso che ha preceduto il trasferimento è stato a tratti tortuoso, ma ora non potrei esserne più felice».

Federica racconta del senso di malinconia provato mentre spogliava la casa sul fiume di oggetti, mobili e quadri per riporli negli scatoloni, della paura provata all’idea di lasciare una casa che tanto aveva amato e che aveva giocato un ruolo così importante nella sua vita; ma anche del successivo senso di serenità sperimentato non appena varcata la soglia di quella che sarebbe diventata la sua nuova abitazione.

«Oggi, se mi guardo indietro, vedo la Casa sul fiume come un bellissimo ricordo, ma non provo alcun rimpianto: sono felice di essere qui e rifarei mille volte la stessa scelta!».

Luce naturale, toni chiari e un tocco di umorismo

Immerso nel verde di una zona residenziale di Savosa, il grande trilocale che ha accolto Federica Volonterio e il suo compagno si presenta all’ospite come uno spazio arioso e pieno di luce naturale.

«Ho una grande passione per l’arredo e il design, mi piace andare alla ricerca di elementi particolari e inconsueti, ma non sono così brava a immaginarmi il modo in cui riempirò gli spazi vuoti, quando me li trovo davanti.

Per questo credo di aver sviluppato, negli anni, una sorta di ‘format’ della casa ideale che riproduco in maniera più o meno simile ogni volta che cambio appartamento. Fra le caratteristiche essenziali: molta luce, tanto bianco e pochi oggetti selezionati».

La gamma cromatica dell’arredo, che combina il bianco della cucina e del tavolo da pranzo ai toni neutri del divano e della tappezzeria, funge da ideale sfondo per le macchie di colore che illuminano la grande libreria posta al centro del soggiorno.

«Al di là di ogni modello abitativo consciamente o inconsciamente replicato, questa casa è, soprattutto, la testimonianza di un vero, costante dialogo fra me e il mio compagno, con le personalità di ciascuno che si mescolano e si intrecciano all’interno dei vari ambienti.

Un esempio è la mia amata poltrona in rattan – con cui tanti mi identificano dopo Borotalk – accostata alle chitarre di Stefano, oppure gli oggetti collocati sugli scaffali: da un lato caschi e miniature di motociclette, simbolo della sua grande passione per le due ruote (è un harleyista sfegatato!), dall’altro la mia collezione di ricordi di viaggio raccolti nei quattro angoli del pianeta».


Il luminoso soggiorno di Casa Volonterio, ricco di ricordi provenienti dai quattro angoli del pianeta.

Dalla Cambogia a Bali, dal Giappone al Vietnam

Fra le grandi passioni della nostra ospite ai primi posti si colloca, infatti, quella per il viaggio. «Non appena ne ho la possibilità, riempio uno zaino e prenoto un biglietto aereo», racconta Federica. «Ovunque io vada nel mondo, oltre ai ricordi, a una valanga di fotografie e, in tempi più recenti, a una lunga serie di stories sul mio account Instagram, amo raccogliere un oggetto che testimoni dell’esperienza vissuta».

Dalle bambole giapponesi intagliate e dipinte a mano alle lanterne vietnamite («sopravvissute a ore di aereo non so neppure io come!»), dalla conchiglia che ricorda un avventuroso soggiorno in un’isola cambogiana alla scultura ricevuta in regalo da una sconosciuta nel mezzo di un mercato a Bangkok, ciascuno degli oggetti che popolano la casa di Federica è carico di storia e di emozioni. «Mi piace sorprendere i nostri ospiti (sempre numerosi, dato che siamo entrambi amanti della convivialità, delle cene tra amici e delle serate in compagnia) con elementi originali o curiosi, che raccontino qualcosa della mia storia. Mentirei se dicessi di aver arredato questa casa solo per noi: sicuramente, anche in questo, ho voluto cercare di comunicare qualcosa», osserva la padrona di casa.

«Se dovessi individuare l’elemento che più di tutti mi rappresenta all’interno di questi spazi sceglierei sicuramente le tre bocche che ho portato a casa da un viaggio a Roma».

Spiritose, irriverenti e originali, simbolo della chiacchiera, l’attività in assoluto prediletta dalla nostra ospite, le tre sculture in gesso rappresentano la sintesi perfetta della personalità di Federica Volonterio.

Le tre bocche “romane” che rappresentano una delle attività preferite della padrona di casa: la chiacchiera.
La poltrona in rattan, protagonista,
con Federica, di Borotalk.

Tante Federiche e un unico punto d’incontro

Una personalità, quella della nostra ospite, che per forza di cose si trova, tuttavia, ad essere spesso scissa, dovendosi adattare ai contesti molto diversi nei quali si trova ad operare.

«Non tutti lo sanno, ma il mio lavoro ‘principale’ non ha nulla a che vedere con il mondo dello spettacolo: da diversi anni sono responsabile della comunicazione (eh sì, sempre di comunicazione si tratta!) presso l’Istituto delle Assicurazioni Sociali del Cantone Ticino.

Un ruolo istituzionale, di responsabilità, che richiede una Federica decisamente più seria e posata di quella che chiacchiera alla radio per divertire il pubblico.

Tutt’altre versioni di me sono, infatti, quelle che emergono dalle attività che io definisco hobby (anche se occupano una buona parte della mia vita quotidiana): dalla Federica che compariva sugli schermi di Borotalk, dove avevo accettato di interpretare un ruolo ben preciso, all’autrice dei post di Orecchie a sventola (esperienza da cui, recentemente, ho deciso di prendermi una pausa). Un’altra ancora, poi, è la Federica che fa capolino su Instagram, che è forse (o, almeno, io vorrei che fosse così) più genuina e spontanea delle altre, alla costante ricerca di un dialogo con i follower».

Un groviglio di personalità apparentemente molto diverse fra loro che, tuttavia, coesi- stono perfettamente nella figura di Federica Volonterio, che agilmente si cala nei panni

richiesti dalle varie situazioni. «In definitiva sono sempre io, e questo emerge in maniera evidente a casa mia, l’unico luogo in cui non devo interpretare nessuno di questi ruoli. Qui sono allegra e sempre pronta a scherzare, a ridere e a perdermi in chiacchiere, ma anche ordinatissima, precisa e rigorosa», racconta Federica ridendo.

Poli apparentemente opposti che si bilanciano e si completano nell’affascinante ossimoro di una donna che ogni sabato va in onda in radio e che, allo stesso tempo, si trova a centellinare i dettagli della sua vita privata da condividere sui social media; di un personaggio pubblico che desidera mantenere una certa dose si riservatezza; di una giovane donna estroversa e fiera della sua nuova casa, che si è trovata a riflettere a lungo prima di accettare di mostrarla al pubblico di una rivista di architettura.

Una fase della piacevole intervista a casa di Federica.

La capacità di seguire il flusso della vita, ma anche di sapere quando si è arrivati

«Quando guardo questa casa ci ritrovo tutto il percorso che mi ha portata fino a qui, e forse per questo, all’inizio, ero un po’ restia al pensiero che smettesse di essere solo mia, solo nostra, per essere messa in mostra attraverso una rivista», racconta Federica.

«In questa casa ho deciso di interrompere la mia attività sul blog, ma non ho smesso di scrivere. Sempre in questa casa ho annunciato, con la voce rotta dall’emozione, che la stagione di Borotalk si sarebbe conclusa, e con essa probabilmente anche la mia attività in TV, ma non ho smesso di comunicare in video e dialogare con il mio pubblico».

Una volta ancora, Federica ha avuto l’impressione che, come è successo per le abitazioni che ha attraversato nel corso degli anni, anche i linguaggi e gli strumenti attraverso i quali si esprime siano destinati ad ‘avere un tempo di vita’, a evolversi, a mutare forma, a fare la loro comparsa e a sparire in maniera del tutto naturale e spontanea.

«È come se nella mia vita ci fossero tante porte che si aprono e si chiudono, senza che ci sia una cesura netta fra l’una e l’altra.

Ciascuna casa che mi ha ospitato, ciascun ‘linguaggio’ che ho utilizzato – e forse ciascuna Federica che ho interpretato – sono stati adatti a una particolare stagione della vita; e sono fermamente convinta sia importante riconoscere quando un ciclo finisce, e prepararsi ad accogliere il successivo».

Un’attitudine ad assecondare serenamente il cambiamento, seguendo il flusso della vita, che ha sempre caratterizzato Federica Volonterio e che tuttavia, oggi per la prima volta, sembra aprirsi a uno sbocco diverso.

Pur con la consapevolezza che ‘nulla è per sempre’ e che le novità ti attendono sempre dietro l’angolo, Federica confessa, con gli occhi che brillano e un sorriso dolce, che per la prima volta ha la sensazione di essere approdata a un porto sicuro: «quando mi immaginavo la casa dei miei sogni la dipingevo così. Qui ed ora sono felice, e non potrei desiderare nulla di più».

«Il terrazzo è il mio spazio preferito, quello che più mi è mancato durante gli anni milanesi.
Ci trascorrerei ore, anche d’inverno»
, racconta Federica.

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