Immagine attuale del Fuggerei di Augsburg. Ph. Eckhart Matthäus.
La “casa e una vita dignitosa per tutti” rimangono questioni sempre aperte, anche al giorno d’oggi.
Si deve al banchiere Jacob Fugger la realizzazione del più antico complesso di case realizzato per i meno abbienti: si tratta del Fuggerei, edificato tra il 1516 e i primi anni Venti del ‘500 ad Augsburg in Baviera.
Il Fuggerei è una sorta di piccolo villaggio vernacolare comprendente 67 case nelle quali sono stati distribuiti nel corso del tempo 140 appartamenti di circa 60 mq ciascuno. La clausola per risiedere nel Fuggerei, originariamente, era quella di essere indigenti, di religione cattolica e cittadini di Augsburg: il canone locativo annuo ammontava ad 1 fiorino renano. Durante la Seconda Guerra mondiale il Fuggerei purtroppo venne bombardato; ciò che vediamo ora è il risultato della ricostruzione e dell’ampliamento degli anni Settanta.
Oltre ad essere un complesso popolare ante litteram, il Fuggerei ha quale ulteriore particolarità quella di essere tutt’ora funzionante e ancora destinato ai meno abbienti secondo le medesime clausole, persino il costo sembra essere rimasto analogo (0,88 centesimi di Euro l’anno). Parlando del Fuggerei la mente non può non correre a Crespi d’Adda in Italia e al villaggio operaio creato nel 1877 da Cristoforo Benigno Crespi con il figlio Silvio Benigno; uno dei villaggi operai meglio conservati d’Europa e Patrimonio dell’Unesco dal 1995.
Industriali illuminati, Cristoforo e Silvio, lungo il fiume Adda, accanto al loro opificio realizzarono un vero e proprio paese comprendente oltre alla case, una chiesa, un ospedale, una scuola e uno spaccio. Ogni dipendente della fabbrica aveva diritto ad una casa con giardino e orto, per sè e la propria famiglia. I Crespi erano arrivati laddove lo Stato italiano, non ancora strutturato per far fronte ai problemi delle fasce sociali deboli, non poteva intervenire.
Crespi d’Adda. Ph. Paul Barker Hemings.
A Lugano le case popolari più note sono quelle progettate e realizzate dai fratelli Tami in via Trevano. Nel 1945 Carlo e Rino Tami vinsero infatti il concorso indetto dalla città per la progettazione di una “casa popolare tipo” da realizzare in via Trevano.
Il loro progetto piacque particolarmente in quanto venne valutato come una “soluzione economicamente pregevole, organica e razionale”. I fratelli Tami per elaborare il progetto si erano documentati approfonditamente riguardo alle case operaie e in particolare in merito a quelle del comune di Zurigo ed erano riusciti ad imporre soluzioni moderne quali per esempio la dotazione per ogni alloggio di un proprio bagno completo, di un soggiorno e di cucine funzionali. La costruzione del complesso si concluse nel 1948.
Le due stecche di case, comprendenti 36 appartamenti, sono rivolte verso la collina e il bosco e sono disposte parallelamente in modo da creare uno spazio riservato, una sorta di corte interna. Il complesso è ancora oggi osservabile percorrendo via Trevano; le case sono tutelate a livello locale.
Se il problema della casa è legato ai periodi post bellici, la mancanza di alloggi per i meno abbienti in realtà è un tema che affonda le sue radici nell’Ottocento.
Nei Paesi occidentali l’industrializzazione aveva infatti avuto come conseguenza un imponente afflusso di persone che dalle campagne si riversavano nelle città: in Europa in breve tempo i conglomerati con numero di abitanti superiore al milione diventeranno 30, a fronte dei 2 (Parigi e Londra) negli anni precedenti all’industrializzazione.
è a partire da questo periodo che vengono avviati importanti studi sociologici e scientifici e laboratori di ricerca in ambito progettuale, dalla scala residenziale e a quella urbana.
Le città, oltre agli altri gravi problemi, quali le condizioni igieniche disastrose e il degrado sociale, non erano più in grado di far fronte al flusso immigratorio cui erano sottoposte: servivano alloggi. Questo accadeva anche in Svizzera, pur in forma meno imponente e meno drammatica. A Berna per esempio, nel 1889 si contavano un centinaio di persone senzatetto che vivevano per le strade della città o nei boschi circostanti. A fronte dell’insostenibilità di tale situazione Berna fu la prima città Svizzera che decise di utilizzare il denaro dei propri contribuenti per la realizzazione di case per gli indigenti.
Nel 1890 in Svizzera sorsero le prime Cooperative edilizie di Mutuo soccorso, basate sul principio che, unendo le forze si sarebbero potuti realizzare alloggi a pigione moderata da affittare ai membri al prezzo di costo. Negli anni successivi alla Prima Guerra mondiale aumentò notevolmente il numero delle cooperative edilizie in quanto al problema della mancanza di alloggi si aggiunse quello della disoccupazione in ambito edilizio.
Attualmente in Svizzera si contano circa1’800 cooperative di abitazione e secondo l’organizzazione Co-operative Housing International 27 milioni di europei vivono in abitazioni di tipo cooperativo.
Dal punto di vista organizzativo una cooperativa di abitazione spesso è strutturata secondo il modello delle “co-housing”, un modello abitativo che prevede la condivisione di alcuni spazi interni e esterni alla casa con altre persone in uno stesso complesso residenziale (per esempio aree di gioco, zone di svago o cucine).
Il vantaggio più evidente di questa forma di organizzazione è dato dalla possibilità di ridurre i costi di gestione della casa a proprio carico e allo stesso tempo usufruire di servizi comuni offerti dalla cooperativa come per esempio il “car sharing” e l’utilizzo di laboratori, sale comuni e spazi di lavoro condivisi. Tra i problemi che investono la società contemporanea, che diviene sempre più complessa, vi sono l’isolamento, la mancanza di integrazione tra persone provenienti da culture differenti, la solitudine del singolo e l’emarginazione delle fasce più deboli della popolazione (per esempio gli anziani): una maggiore interrelazione tra persone di fasce di età differenti e appartenenti a gruppi sociali diversi potrebbe arginare almeno in parte questi problemi.
Immagine del Fuggerei di Augsburg, in Baviera.Ph. Eckhart Matthaeus.
A Zurigo, diverse cooperative stanno già puntando sull’integrazione a tutti i livelli e cercano di accogliere tra i loro membri persone appartenenti a generazioni differenti (giovani, meno giovani e anziani) e persone di nazionalità diverse. Le città stanno implodendo a causa del continuo aumento della loro popolazione e tra i vari problemi da risolvere oltre a quello dell’integrazione sociale vi è quello della casa: le cooperative d’abitazione potrebbero rappresentare almeno in Europa, un’importante opportunità per far fronte a tali problematiche.
(Per maggiori informazioni riguardo alle Cooperative di abitazione é possibile consultare il sito della CASSI, la sezione della Svizzera italiana dell’Associazione mantello Cooperative d’abitazione svizzera www.cassi.ch; Presidente arch. Monique Bosco-von Allmen.
A questo proposito segnalo il Forum dell’Edilizia residenziale di utilità pubblica, organizzato in collaborazione con la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana SUPSI e patrocinato dall’Ufficio federale delle abitazioni e dal Dipartimento della sanità e della socialità, che avrà luogo il 13 settembre 2024 presso il Campus SUPSI di Mendrisio; il programma dettagliato è disponibile sul sito www.forum-wohnen.ch.
Il Forum dell’edilizia residenziale di utilità pubblica è il più grande evento di settore per i committenti di alloggi di utilità pubblica in Svizzera).