Alex Fontana

«Mi immagino pareti ricoperte di libri, mobili antichi accostati a elementi moderni, colori neutri e materiali caldi, oggetti dal sapore vintage che richiamano il mondo dell’automobilismo e tante pareti bianche: angoli volutamente vuoti, pronti ad accogliere le nuove passioni che nasceranno
fra quelle mura».

Di origini greche, nato e cresciuto in Svizzera e perennemente in viaggio fra un continente e l’altro per sfrecciare sulle piste di tutto il mondo, il giovane pilota automobilistico Alex Fontana ci racconta della sua nuova dimora, in procinto di vedere la luce. 

«Ho passato molto tempo a fantasticare sulla mia futura casa, è un progetto sviluppatosi nel corso degli anni, che mi ha richiesto numerosi sacrifici. Ora che, finalmente, potrà concretizzarsi, sono davvero curioso di vedere come le forme e i colori che mi sono immaginato si tradurranno in realtà».

Il lungo percorso che ha condotto Alex Fontana e la sua compagna ad approdare agli spazi che presto li accoglieranno ha preso le mosse nel 2018, quando la coppia è capitata quasi per caso su un edificio in vendita nel nucleo storico del piccolo borgo di Cadro, sulle pendici del Monte Boglia.

«Sono cresciuto a Pregassona e mi sento parte di questa sponda della montagna. Spostarmi a Cadro – dove del resto già vive mio padre da diversi anni – era quindi una scelta piuttosto naturale per me, racconta il pilota. Chi conosce la mia carriera e sa che il mio lavoro mi porta a spostarmi almeno una volta al mese dall’Europa all’Asia, potrebbe forse essere sorpreso dalla scelta di trasferirmi in un paesino un po’ discosto rispetto alla realtà cittadina… vi assicuro, però, che se ci si trova continuamente confrontati con i ritmi frenetici delle capitali, con i tempi di spostamento lunghissimi all’interno delle metropoli e con il caos urbano, la calma, l’organizzazione e la sicurezza del nostro piccolo Ticino, in cui tutte le distanze sono a misura d’uomo,appaiono davvero preziose.

Per me, poi, che amo le temperature miti, il clima mediterraneo e i vecchi edifici carichi di storia – ma non posso nemmeno immaginare di separarmi dai rilievi montuosi all’ombra dei quali sono cresciuto – Cadro è il luogo ideale!».

Una fase dell’intervista nell’ampio salotto di Casa Fontana.

Carattere nostrano e stile mediterraneo

Con il profilo frastagliato dei Denti della Vecchia da un lato, il luccichio del Ceresio costellato di motoscafi dall’altro e una distesa di coppi scuri abbarbicati gli uni sugli altri sullo sfondo, l’antica casa ticinese scelta da Alex Fontana sembra rispondere perfettamente ai desideri del suo futuro inquilino. 

«Quando l’ho vista sono rimasto subito colpito: sviluppata in verticale su quattro piani più il seminterrato, questa strana casa, la più alta di tutte, era l’unica del nucleo ad essere autonoma, a non confinare con nessun’altra. 

Una conformazione decisamente particolare: forse non così pratica, data la metratura ristretta dei vari piani, ma molto affascinante». 

Proteso verso il cielo quasi fosse il faro di avvistamento di una delle isole greche tanto amate da Alex, l’edificio celava, al momento dell’acquisto, degli interni bisognosi di una profonda ristrutturazione

«Purtroppo, così com’era, la casa non era abitabile. Insieme allo studio Peroni Architettura, che ci segue in questo processo, abbiamo quindi colto l’occasione per svuotarla e ricostruirla completamente secondo il nostro gusto, ponendoci in dialogo con i suoi elementi originali – come le travi in legno a vista e le pareti in pietra – e il suo carattere nostrano.

Come ogni angolo della casa, anche la cucina è illuminata da una serie di oggetti antichi, dalle forme particolari.

La forma di ogni piano, la collocazione di ciascuna scala e la conformazione di ogni singola stanza sono stati quindi attentamente studiati, progettati e ridisegnati seguendo i nostri desideri, per elaborare un concetto architettonico che ci rispecchiasse e che, allo stesso tempo, in caso di necessità o di cambiamenti nelle nostre vite, potesse essere facilmente rivenduto in futuro. Gli interventi richiesti dall’edificio erano complessi e dispendiosi; per questo, invece di eseguire subito – e magari in maniera frettolosa e poco accurata – la ristrutturazione, abbiamo preferito aspettare qualche mese, mettere da parte i soldi necessari (facendo anche qualche sacrificio) e immergerci in questo processo solo quando fossimo stati pronti a portarlo a termine nel modo da noi voluto. L’idea era di poter fare il nostro ingresso nella casa a metà del 2020, ma poi è arrivata la pandemia e tutto si è fermato».

Dopo la lunga sospensione dettata dall’emergenza sanitaria, il progetto sarà probabilmente ripreso nei prossimi mesi per concludersi entro la fine del 2022.

«Non vedo l’ora di trasferirmi, e in particolare sono impaziente di varcare la soglia della stanza all’ultimo piano, la mia preferita in assoluto. La casa di famiglia a Pregassona, nella quale sono cresciuto, è sempre stata luminosa, ma in particolare la nostra casa in Grecia, durante i mesi estivi, è sempre stata letteralmente inondata dalla luce naturale.

Svegliarmi la mattina e bere un caffè immerso nel bagliore dell’alba è una delle sensazioni che più mi sono care, e in quella stanza dell’ultimo piano penso potrò ritrovare questa emozione: è piccola ma luminosissima, un pezzettino di Grecia nel cuore del Ticino».

Fra origini biografiche e passioni di famiglia

Un legame con le proprie radici, con il mix di culture che stanno alla base della sua personalità, che dialoga, in Alex Fontana, con una passione profonda, tramandata in famiglia. 

«La casa nella quale accolgo oggi TuttoCasa è stata costruita da zero dai miei genitori, progettata minuziosamente in ogni dettaglio per rispecchiare le loro personalità e le loro diverse origini culturali. »

Le linee tipiche delle abitazioni ticinesi convivono, infatti, in Casa Fontana, con i possenti colonnati in pietra della veranda esterna, che richiamano l’architettura dell’isola di Rodi, di cui è originaria la madre. 

Il giardino a picco sul lago, proteso verso il brulichio luminoso della città di Lugano, è popolato da una moltitudine di piante di specie, forme e colori diverse – «l’orgoglio di mia madre, che dedica loro infinita passione e cura» – volte a ricreare la dimensione bucolica che cingeva la casa dei nonni materni, immersa in un frutteto.

«Ogni angolo di questa casa trasuda la personalità dei miei genitori. La passione per l’antiquariato, per gli oggetti particolari e inconsueti di mia madre è palpabile in ogni stanza: dalle suppellettili che adornano il salotto e la sala da pranzo, dove trascorriamo lunghissime ore immersi nei pranzi di famiglia, agli utensili colorati che illuminano la cucina, fino alla particolare cappelliera che accoglie l’ospite all’ingresso, il suo gusto si ritrova dappertutto», racconta il pilota. 

Al piano superiore fa invece capolino la collezione di modellini di auto da corsa tanto amata dal padre, che per primo ha instillato nel figlio l’amore per le quattro ruote. 

«Da loro ho appreso che il luogo in cui abiti, lo spazio che ti accoglie dopo il lavoro, al ritorno da lunghi viaggi e nottate trascorse in albergo, deve essere concepito su misura per te, deve farti sentire a tuo agio, deve essere in sintonia con il tuo modo di essere esattamente come il tuo stile di guida deve adattarsi al tipo di automobile su cui ti trovi».

Immerso nei libri

Come spesso capita ai figli, le predilezioni dei genitori sono state assorbite e rielaborate dal giovane pilota dando vita a un gusto tutto suo. 

«Come mia madre, apprezzo gli oggetti che hanno un significato e una storia, sia nel mobilio sia, per esempio, in campo automobilistico, come testimonia la mia Corvette YoungTimer dell’88 posteggiata in garage. 

Mi immagino, quindi, che anche la casa di Cadro sarà caratterizzata da una componente antica, con tanto legno, materiali caldi e luci soffuse; allo stesso tempo, però, vorrei una casa più ariosa, meno carica di oggetti e di arredi, che abbia tanti spazi vuoti ancora da riempire». Viceversa, come suo padre, Alex ama l’automobilismo al punto da averne fatto la sua professione «ma a differenza sua non sono affascinato da coppe, medaglie e trofei: non penso che ne porterò molti con me, salvo forse quelli a cui sono legato per i ricordi d’infanzia, come il mitico “Casco d’oro” del Lugano Kart Team che, quando l’ho ricevuto a dodici anni, mi aveva fatto sentire un campione del mondo!». 

Punto d’incontro fra i gusti e le inclinazioni dei vari abitanti della grande dimora sembra essere una stanza in particolare. «Dovendo mostrare il luogo che più mi rappresenta all’interno della casa di famiglia, sceglierei senza dubbio la biblioteca

Fin da bambino, sulla scia dell’attività editoriale di famiglia e della passione per la lettura di mia madre e mia sorella, ho coltivato un profondo amore per la letteratura: dai gialli, ai romanzi fantasy, alla saggistica. Non ho generi, stili o autori preferiti, ma mi sento in pace se sono circondato dai libri.

Solo qui, nella tranquillità dello studio, riesco a perdermi nei miei pensieri, a riflettere, recuperando una dimensione introspettiva che non è facile preservare quando si è immersi in una professione frenetica come la mia».

Il simulatore di guida collocato nel seminterrato permette al giovane pilota di immergersi nel mondo delle corse anche in periodi come questo, che lo hanno costretto a trascorrere lunghi mesi lontano dalle piste.

In fondo alle scale, nel seminterrato, si apre l’ingresso verso un altro mondo

Se fra le pareti cariche di volumi dello studio Alex riesce a evadere con la mente e ritrovare il ritmo lento della riflessione, è scendendo nel seminterrato di casa che torna a immergersi in un mondo fatto dalla velocità, dall’adrenalina e dal dinamismo che tanto entusiasmano le centinaia di fans che lo seguono da tutto il mondo. «In fondo alle scale si entra nella mia ala della casa: la cantina», fa strada Alex ridendo. «Quello che un tempo era un gigantesco deposito, dove negli anni si erano accumulati montagne di oggetti in disuso, oggi è diventato il mio spazio».

Accanto alla sua stanza da letto, Alex ha creato un vero e proprio regno dell’automobilismo digitale: fra caschi, tute, scarpe e attrezzatura professionistica, troneggia il simulatore di guida con cui il giovane pilota si allena prima di scendere in pista. «Quando voglio dedicarmi alla guida, concentrarmi sulla preparazione in vista di una gara o dare il massimo in una delle sfide online che tanto sono cresciute in popolarità nel corso dell’ultimo anno, spengo le luci, mi siedo al volante e mi lascio trasportare dal simulatore: non è certo come trovarsi in pista, ma la sensazione di essere catapultati in un altro mondo, almeno per qualche istante, c’è!».

Ed è proprio all’interno di queste stanze che Alex trascorre buona parte delle sue giornate. «L’attività al simulatore è essenziale quando non si ha la possibilità di portare l’auto in pista e provare il percorso in prima persona: diverse ore alla settimana, quindi, le trascorro seduto di fronte a questi schermi.

In parallelo, per poter reggere i 60 gradi che raggiunge la mia auto durante l’estate, restando competitivo anche nelle gare di endurance che possono durare fino a 24 ore, l’allenamento fisico è essenziale.

Non deve sempre essere per forza un training massacrante, a volte mi basta un’ora di stretching o di power yoga.L’importante è mantenere un corpo sano e attivo. Detto ciò, le ore trascorse qui sotto non possono sostituire lo sport all’aria aperta che è da sempre una delle mie grandi passioni».

La passione per l’antiquariato, per gli oggetti particolari e inconsueti è palpabile in ogni stanza.

Oltre le gare: la quotidianità di un pilota

Accanto alla preparazione fisica e all’allenamento al volante, per un pilota freelance come Alex c’è molto altro lavoro da svolgere, prima di giungere alla gara. «Il fatto che io abbia potuto fare della mia passione il mio lavoro è sicuramente una fortuna incredibile e qualcosa per cui non smetterò mai di essere grato. Non bisogna però pensare che questo faccia delle mie giornate un concentrato di sola adrenalina e divertimento! Dietro, in realtà, c’è molto altro

Alex Fontana racconta dei lunghi mesi invernali trascorsi per la maggior parte dietro la scrivania alla ricerca di contratti con i costruttori, a elaborare strategie per rendersi un “plus valore” per le squadre con cui mira a collaborare, a fare i salti mortali per far quadrare i calendari, evitando che una gara a Pechino si sovrapponga a una a Londra, a tessere relazioni con sponsor attuali e potenziali.

«Essere il manager di me stesso mi lascia grande libertà, ma è anche fonte di tantissimo lavoro. In periodi assurdi come quello in corso, poi, il tutto diventa ancora più complesso: nel 2020 avrei dovuto correre in 36 gare in tutta l’Asia, avevo tre contratti firmati, ma – come è accaduto a tante altre categorie professionali – la pandemia ha mandato tutto in fumo e ho dovuto ricominciare da capo, senza sapere con certezza quando potrò tornare in pista…

In questi momenti mi è di grande aiuto sapere che accanto all’automobilismo professionistico sto costruendo una serie di attività collaterali che mi aiutano a ritrovare la carica nei momenti grigi». La mente instancabile del giovane pilota è, infatti, sempre in fermento, una vera e propria fucina di idee e di progetti che si sono tradotti, in tempi recenti, nella creazione di un garage dedicato al restauro di auto, barche e velivoli, e in una collaborazione stabile con la RSI per il commento delle gare di Formula 1.

Dalla Cina alla Spagna, dall’Inghilterra alla Malesia: in giro per il pianeta a tutta velocità

Un fitto reticolo di attività e di impegni, quello che compone la vita quotidiana del giovane sportivo, che ha un unico, fondamentale obbiettivo: scendere in pista.

«Da diversi anni ormai le gare sono diventate il centro della mia attività: all’inizio mi sono concentrato prevalentemente sull’Europa e sulle competizioni in monoposto; successivamente, il fulcro del mio lavoro si è spostato in Asia con il passaggio alla Gran Turismo

Nel 2019 ho contato ben 14 viaggi avanti e indietro fra i due continenti, nel 2020 avrebbero dovuto essere ancora di più!»

Una vita trascorsa con la valigia sempre pronta e l’orologio puntato sul fuso orario successivo, che – almeno per il momento – non sembra pesare troppo sulle spalle di Alex Fontana.

«A volte non è facile viaggiare così tanto, specialmente quando il tempo da trascorrere nei vari luoghi è poco e la pressione per le gare è tanta. Ma in genere è qualcosa che mi piace: mi affascina scoprire nuovi paesi, nuove culture, nuovi modi di vivere l’automobilismo come, per esempio, quello che caratterizza la Cina, dove questo sport ha una storia molto più recente rispetto a quella del nostro continente. 

Compatibilmente con gli impegni automobilistici, cerco sempre di approfittare al massimo delle trasferte e di immergermi appieno nella cultura della nazione in cui mi trovo: l’ultimo passo che ho compiuto in questa direzione è lo studio del cinese, di cui sono entusiasta!»

Se la dimensione della scoperta che si lega al viaggio è un aspetto che ancora oggi, diversi anni dopo il suo debutto sulla scena internazionale, affascina Alex, non sembra essere tuttavia possibile, per il pilota, eliminare del tutto la nostalgia di casa.

«Quando viaggio mi porto con me tonnellate di libri, e-book e serie TV per tenermi sempre occupato nei momenti morti, e se posso cerco di soggiornare in alberghi che già conosco: così facendo cerco di dare una parvenza di quotidianità alle settimane trascorse lontano dalla Svizzera, di aggrapparmi a una sensazione di “già visto” che, anche in una metropoli con milioni di abitanti in cui si parla una lingua che non è la mia, mi fa sentire un po’ più a casa. Detto questo: non c’è volta che io ritorni da un viaggio – che sia nel cuore della notte o a metà della giornata, che fuori ci sia una tempesta di neve o che brilli il sole – che io rinunci a uscire dall’autostrada a Lugano Sud per percorrere tutto il lungolago fino a Pregassona. Il semplice guardare la mia città, ritrovare i miei paesaggi, mi ripaga di tutto il tempo trascorso lontano da casa».

Un sottile equilibrio

Un profondo senso di appartenenza lega Alex Fontana alla sua terra natale, il suo «punto fermo, quel luogo che, anche se sono stanco, anche se ho soltanto un weekend libero fra una gara e l’altra, faccio migliaia di chilometri per rivederla, che si fonde e si mescola al legame che mi unisce alle culture che mi appartengono per biografia (l’amata Grecia, dove fin da bambino ho trascorso tutte le mie estati e che mi ha visto percorrere, a soli tre anni e mezzo, il mio primo, spericolato, giro di pista in Go-Kart) e per scelta professionale, con la Cina in testa».

Il panorama su Lugano e il suo lago visti da Pregassona ripagano Alex da tutto il tempo trascorso lontano da casa.

Un connubio particolare che viene sintetizzato nell’oggetto che più di ogni altro rappresenta, per Alex Fontana, il suo essere un pilota. «I disegni raffigurati sul mio casco sono gli stessi fin dal primo giorno: la bandiera svizzera insieme a quella greca, il mio nome, scritto con il nostro alfabeto e con quello cinese, e le ormai iconiche strisce nere su fondo bianco che richiamano il casco di Tom Pryce, pilota gallese morto giovanissimo negli anni ’70, che già indossava mio padre. Ci sono molto affezionato: le macchine negli anni sono cambiate, le vittorie a volte arrivano a volte no, ma questo casco è sempre stato con me».

Una volta ancora, osservando questo casco, si coglie la profonda sensibilità ai simboli, ai significati e alle storie di uno sportivo poliedrico e in costante evoluzione; un giovane sempre pronto a migliorarsi, a crescere e a imparare, per trovare «il giusto punto d’incontro fra la mia natura riflessiva, di “stratega” abituato a ponderare accuratamente ciascuna mossa prima di compierla, e l’apertura mentale necessaria a buttarsi in quel sorpasso azzardato che potrebbe assicurarti il primo posto; un equilibrio che mi permetta, nella mia carriera professionale e nella mia vita privata, al volante della mia auto come nella costruzione della mia nuova casa, di coltivare la grinta necessaria per imboccare, ogni giorno con rinnovato entusiasmo, la “prossima curva”».

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